Meditazione

Buddha e la scienza della felicità

Namaste, ecco una seconda puntata dal libro Buddha und die Wissenschaft vom Glueck, che sto traducendo poiché non si trova più un lingua italiana. Spero possa interessarvi... penso sia eventualmente reperibile la versione inglese.
Un abbraccio 🙏🏽🌈



Qualche buon consiglio da Lama Tulku Rinpoche! 




IL BUDDHISMO E L'AMBIENTE

Una vita in armonia con il nostro pianeta
Patricia Elizabeth Meyer
Settembre 2014 per ECOIDEARE

L’essenza degli insegnamenti del Buddha si basa sull’unione di compassione e vacuità: la dedizione profonda nell’alleviare la sofferenza di tutti gli esseri viventi e la comprensione che nessuna cosa ha una natura in sé. Questi due aspetti filosofici si possono riconoscere anche negli obiettivi del movimento ambientalista.


L’importanza della biodiversità, inclusi gli ecosistemi, e in particolare la comprensione che gli esseri animati e inanimati fanno parte di un tutto, sono concetti molto simili all’enfasi che il buddhismo pone riguardo la legge dell’interdipendenza.

Il 17° Gyalwang Karmapa Ogyen Trinley Dorje, riconosciuto da Sua Santità il Dalai Lama come la guida spirituale del Lignaggio Karma Kagyu, ha recentemente visitato per la prima volta l’Europa dove il suo messaggio per la protezione dell’ambiente e la responsabilità sociale è stato abbracciato con grande entusiasmo. Molto attivo nell’offrire una forte guida in aree di impegno giovanile, da convinto vegetariano, incoraggia a prendere coscienza dell’importanza di non uccidere gli animali per il proprio nutrimento, al fine di promuovere la sopravvivenza di un salutare sistema mondiale.
Il giovane Karmapa “Sostenitore delle Attività del Buddha” nasce in una famiglia di Drokpa, i nomadi del Tibet, e trascorre la sua prima infanzia in una zona selvaggia e sperduta nell’est del paese. Racconta: “ Viaggiavamo con i nostri animali, dai pascoli estivi a quelli invernali e montando le nostre tende di pelo di yak in ogni campo. Era una vita semplice e alla sera ci riunivamo sempre intorno al fuoco a raccontare storie. Il mio compito quotidiano consisteva nell’esplorare le montagne vicine con la mia capretta preferita. Se ero fortunato, potevo incontrare da vicino animali selvatici come i nawa (argalì tibetano, ovis ammon hodgsoni) e i shaba (cervo dalle labbra bianche, przewalskium albirostris). Talvolta, vedevo mandrie di kiang (asini tibetani selvatici, equus kiang) correre lungo le praterie. Quando avevo quattro o cinque anni ci fu una forte siccità e la fonte d’acqua nel nostro campo iniziò a prosciugarsi. Poiché ero considerato un bambino speciale la comunità chiese a mio padre che io potessi piantare un giovane albero alla sorgente della fonte d’acqua. Questa è un’antica usanza, tramandata da tempo immemorabile, per proteggere le sorgenti d’acqua. Mi ricordo che recitavo delle preghiere con l’augurio che l’albero potesse procurare l’acqua necessaria a tutti gli esseri viventi della zona. Anche se non avevo la minima idea di cosa stessi facendo, quello fu un atto ambientalista e un punto di svolta nella mia vita: il mio amore per la natura e la dedizione a proteggere l’ambiente nacquero da quel seme.”
Nonostante le difficoltà del vivere in condizioni ambientali tanto severe, il Karmapa ricorda il periodo vissuto sugli altopiani del Tibet come il periodo più felice della sua vita, rivelando di aver ricevuto proprio in quei luoghi, dalla natura e dall’umile sapere, dal calore e dall’amore dei famigliari, gli insegnamenti più importanti e profondi.
In questo secolo il problema dei cambiamenti climatici è di grande importanza e il Karmapa parla spesso di questo argomento cercando di sensibilizzare e responsabilizzare le persone riguardo alle gravi conseguenze del veloce aumento di temperatura nell’altopiano tibetano. Le montagne dello Himalaya sono la dimora dei ghiacci e lì si trovano le sorgenti dei maggiori fiumi che forniscono acqua all’Asia. È evidente quanto sia importante che questa zona venga conservata. Se il “progresso” continua con l’attuale passo ben presto i danni saranno irreparabili. È necessario preservare i ghiacci dello Himalaya che sono la risorsa idrica di vastissime aree e gli abitanti autoctoni devono rendersi conto di questo pericolo: il modo di vivere moderno devasta la natura.

Per migliaia di anni la popolazione tibetana ha vissuto in modo semplice e in armonia con la natura e ora più che mai diventa indispensabile proteggere non solo l’ambiente, ma anche questa gente che custodisce preziose conoscenze e antichissime tradizioni. Ad esempio, insieme ai ghiacciai e a tante specie del regno animale e vegetale, il nomadismo sta rischiando di scomparire per sempre. Proprio nelle regioni himalayane l’educazione ambientale è dunque di cruciale importanza e a tal scopo il Karmapa ha avviato numerose iniziative e progetti. In merito a queste attività si trovano informazioni e dettagli sul sito ufficiale di S.S. il 17° Gyalwang Karmapa Ogyen Trinley Dorje www.kagyuoffice.org.
Quando si parla di Tibet si pensa subito alla situazione politica, ma il discorso dell’ambiente va molto oltre il discorso politico perché è importante per il benessere di tutto il pianeta. Il giovane Karmapa osserva che dai luoghi della natura sempre più gente va nelle città e gli abitanti delle città non hanno più nemmeno l’idea di cosa sia la natura, di cosa significhi vivere a contatto e in armonia con l’ambiente naturale. Parla della natura non come idea astratta, bensì forte del suo vissuto personale e della sua completa connessione con le energie della Madre Terra. 
Dice: “Oggi non siamo nemmeno in grado di riconoscere le origini e la condizione, la realtà delle cose. Nel supermercato troviamo un prodotto finito, ma non sappiamo da dove arriva, non conosciamo chi si è occupato di coltivare le materie prime, di fare il raccolto. Non vediamo tutto il lavoro che sta dietro all’ottenimento di un determinato risultato. Causa ed effetto: tra di loro c’è una grande distanza."

Non facciamo più esperienza dell’ambiente, ma tutto quello che succede influenza e ha effetti a livello della nostra coscienza, anche se non ne siamo consapevoli. Fortemente alimentati dalla pubblicità, si creano sempre più desideri, spesso per cose che non servono realmente. Il tentativo di soddisfare un desiderio ne stimola subito uno nuovo e il bisogno di possedere sempre di più cresce, sfociando nell’avidità. Tutto ciò purtroppo causa una smisurata depauperazione delle risorse naturali, una tremenda pressione sull’ambiente dal quale tutto proviene. Forziamo la natura per il nostro piacere. Sprechiamo senza ritegno. Sfruttiamo senza limiti e la continua richiesta provoca danni irreparabili. Viviamo in una gigantesca illusione generata da promesse di “piena soddisfazione”.
“Il nostro stomaco non è tanto grande, ma quello della mente è enorme… tanto da poter inghiottire senza sforzo tre interi pianeti!” dice scherzosamente il Karmapa. 
È necessario capire la differenza tra “desiderio” e quelle che sono le nostre reali necessità. Cosa desideriamo veramente e di cosa abbiamo effettivamente bisogno? La maggior parte delle nostre pretese verrà in ogni caso difficilmente soddisfatta ed è opportuno domandarsi: in realtà cosa mi rende felice? Che cosa mi fa veramente bene?
Si tratta dunque di trovare un bilanciamento tra quello che sono le condizioni esterne e quelle interiori. “Alla fine dei conti è molto facile ottenere una soddisfazione profonda: proviamo a osservare il nostro respiro! Non occorre essere degli yogi per fare questo. Qui possiamo trovare l’origine della nostra soddisfazione. Con costante attenzione al nostro respiro non abbiamo bisogno di molto altro per stare bene e apprezzare le cose semplici! Il respiro è qualcosa di molto ordinario, naturale, ma tanto prezioso da non poterne fare a meno”. Un buon respiro può regalarci una straordinaria sensazione di benessere e una ottima salute, fisica e mentale.

Su questo pianeta esistono un’enorme quantità e un’infinita varietà di forme viventi. La forma umana è unica, ma anche questa unicità è estremamente variegata. Addirittura le impronte digitali sono differenti per ogni essere umano. Osserviamo questa incredibile moltitudine di esseri viventi e rendiamoci conto che TUTTI sono creature; possiamo dare un differente valore a una manifestazione piuttosto che a un altra, ma riflettiamo … può essere una più importante dell’altra?
In realtà, nonostante le diversità, le situazioni e le condizioni di vita, se guardiamo in profondità possiamo capire la natura interdipendente dell’ esistenza. C’è un’interconnessione totale: in quanto esseri viventi siamo tutti collegati, siamo tutti dipendenti uno dall’altro. 
Se accettiamo l’idea di non essere degli individui isolati, ma un’unità, composta da tutte le forme di vita sulla terra, non possiamo rimanere indifferenti alla sofferenza e alla malattia che vediamo ora. Con questa comprensione generare compassione per tutte le forme di vita e portare tale motivazione in azione è la cosa ecologicamente più consapevole che possiamo fare. 

Gli insegnamenti del Buddha suggeriscono di osservare il rapporto tra madre e figlio: è una connessione energetica molto forte. Se consideriamo la nostra relazione con gli altri simile a quella tra madre e figlio, che è molto positiva, la nostra relazione con gli altri, che siano persone, specie animali, alberi e altri tipi di piante o la terra in sé, diventerà molto positiva!
Prendersi cura degli altri, dell’ambiente e degli animali significa praticare il Dharma, seguire gli insegnamenti del Buddha.

Riferimenti:
* Discorso di S.S. il 17° Gyalwang Karmapa “Buddhismus und Umwelt – Ein Leben in Harmonie mit unserem Planeten” Berlin 06.06.2014
* Articolo “Walking the Path of Environmental Buddhism & Compassion” pubblicato su: Conservation Biology, Vol. 25, dicembre 2011

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